“GIUSEPPE BONITO”PITTORE
- Archeoclub Stabiae
- 1 mag 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 1 mag 2020
I PERSONAGGI ILLUSTRI DI CASTELLAMMARE DI STABIA

Autoritratto di Giuseppe Bonito
Giuseppe Bonito nacque a Castellammare di Stabia il 1 novembre 1707 - Terzo dei dodici figli di Saverio e di Anastasia Grosso. Ancora fanciullo, entrò nella bottega di Francesco Solimena, il quale dominava la scena artistica di Napoli a cavallo del XVII secolo. Visse durante il periodo Rococò, stile che sviluppatosi in Francia influenzò l'arte presso le corti reali d'Europa. La grande dote artistica di Bonito non sfuggì al re Carlo III di Borbone e a tanti nobili del tempo. La scuola del Solimena era una fucina di artisti, tra i quali spiccava anche Sebastiano Conca, che a Castellammare di Stabia realizzerà anch'egli diversi capolavori. L'antichissima Curia Arcivescovile di Castellammare di Stabia, molto attenta alle mode di ogni tempo, e grazie alla lungimiranza e l'amore per l'arte di alcuni Vescovi, ha garantito una impressionante quantità di opere d'arte di particolare valore artistico custodite nelle chiese del centro antico stabiese. Tra i tanti artisti non poteva mancare il nostro genio pittorico, Giuseppe Bonito. Non è campanilismo ma una constatazione che chiunque potrà effettuare di persona ammirando le sue opere esposte in alcuni dei Musei più importanti del mondo.È stato uno dei più influenti pittori napoletani del XVIII secolo. Stilisticamente parte del tenebrismo del suo insegnante Francesco Solimena, ben presente nella sua prima produzione artistica, come mostrato dalla sua composizione firmata nel 1730, “L'Arcangelo Raffaele e Tobia”, realizzato per Santa Maria maggiore a Napoli¹. Nelle sue opere mature, i toni saturi e i forti contrasti di luce e ombra, tipici degli insegnamenti di Solimena, sono ancora apprezzati. Bonito, tuttavia, ben presto creò la sua versione del tardo barocco, inventando figure e personaggi trattati con maggiore delicatezza e grazia, di innegabili reminiscenze estetiche del rococò interpretate da Luca Giordano. Nel 1740 era già un prestigioso ritrattista, con la reputazione di catturare correttamente la somiglianza di personaggi e modelli. Con la morte del Solimena avvenuta nel 1747, Giuseppe Bonito fu riconosciuto tra i più probabili suoi successori e la sua reputazione crebbe in conseguenza. Il 29 marzo 1751 Carlo III lo nominò "pittore di camera di S. R. Maestà", carica di considerevole prestigio. Il 23 aprile del 1752 fu eletto membro dell'Accademia di S. Luca a Roma (doc. in Cosenza, 1902, pp. 103 s.). Direttore dell'Accademia del disegno di Napoli dalla sua fondazione (1755), dopo tre mesi circa ebbe l'incarico di "riconoscere e opinare sopra ogni sorta di pitture antiche". Durante la sua carriera realizzò centinaia di dipinti e affrescò alcuni ambienti della Reggia di Portici. Ma l'opera che coronò gli ultimi anni della sua attività fu l'enorme Immacolata Concezione per l'altare maggiore della Cappella Palatina della Reggia di Caserta. Creava gli arazzi, come i tre episodi di Don Chisciotte, esposti al Palazzo Reale di Napoli. Insomma, per le cariche che ricopriva non riusciva a soddisfare tutte le richieste, per cui in alcuni casi fu necessario nominare un sostituto. Le prime opere che commissionò Carlo III di Borbone sono custodite al Museo Del Prado di Madrid, dedicate alla famiglia reale e alcuni personaggi politici alla corte del Regno di Napoli.

Carlo III di Borbone (Museo del Prado di Madrid)²
Di seguito il ritratto di alcuni figli della famiglia reale dei Borbone

Maria Luisa

Maria Isabella
Giuseppe Bonito ebbe anche molto intuito nel percepire che il pubblico, stanco di rappresentazioni pompose di scene sacre o di episodi mitologici con pose eroiche, di ritratti di persone senza vita impalate nella cornice, accolsero volentieri anche quadretti semplici e naturali, percorsi da brio e gioia di vivere, molto più vicini alla realtà.
Nascevano così una serie di dipinti con significative varianti raffiguranti lo studio del pittore, la scuola di cucito, la partita di carte, gli intrattenimenti galanti in salotto ed in giardino, la mascherata, gli scherzi tra i vicoli della città o nelle bettole più malfamate.
Una produzione iniziata già alla fine degli anni Trenta del settecento che in breve gli fecero acquisire notorietà. Egli dipinge dei quadretti con rappresentazioni di scene di vita quotidiana, nelle quali si esplicano vari sentimenti resi con grande evidenza in alcune delle opere che seguono.

“La maestra di cucito alle prese con le apprendiste”
Infine, Giuseppe Bonito realizzò anche diverse opere nella sua città natìa. Esse sono esposte nella maestosa Concattedrale di Santa Maria Assunta e San Catello, nella chiesa di San Bartolomeo Apostolo annessa al Monastero delle Clarisse, e nella chiesa di Santa Caterina d'Alessandria.

“Consegna delle chiavi a San Pietro”
Concattedrale della S.S. Maria Assunta e San Catello

“Immacolata Concezione”
Chiesa di San Bartolomeo Apostolo

“Santa Maria della Pietà”
Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria
Probabilmente la tela della “consegna delle chiavi a San Pietro” è una delle sue ultime opere, prima di spegnersi a Napoli il 19 maggio 1789.
L'Archeoclub Stabiae dedica questo articolo al grande artista stabiese, il quale ha meritato la scena internazionale grazie alla realizzazione di centinaia di capolavori, dando lustro alla sua città.
Geom. Massimo Santaniello
Note¹Encicolpedia Treccani²Museo del Prado di Madrid
Ammirando i quadri di G. Bonito si resta affascinati dalla cura dei dettagli e dalla bellezza dei colori. Il pittore stabiese ha meritato i tanti incarichi che gli furono conferiti, e oggi merita una maggiore attenzione da parte della critica internazionale. E' sufficiente leggere il commento degli esperti e guardare le pitture per capire la grandezza di Bonito e il suo ruolo come massima espressione della pittura napoletana del settecento. Se i Borbone gli affidarono tanti incarichi avevano un valido motivo.