LE CALCARE DI STABIA
- Archeoclub Stabiae
- 10 giu 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Una delle testimonianze di archeologia industriale presenti sul territorio. Poste in prossimità delle cave di Calcare, tra i quartieri collinari di Quisisana e Pozzano, sono testimonianza di un mestiere ed una tradizione millenaria, che affonda le radici già nell’Antico Egitto.
Ma perché sono così tante le fornaci nella Città delle Acque? A cosa servivano?
Bene, andiamo per gradi. Per riuscire a comprendere meglio l’argomento dovremo prima parlare della Roccia Calcarea. Infatti, questo tipo di roccia, forma il massiccio carbonatico dei Monti Lattari, e la sua presenza ha fatto sì che sorgessero alle pendici del Faito numerose cave di pietra.

Alcune delle Cave di Calcare in Castellammare di Stabia
In questo contesto troviamo le nostre Fornaci, poste in prossimità di strade per facilitare il trasporto delle pietre e del legname. Quest'ulitmo serviva ad alimentare la Calcara. Sovente, i Calcinatori, per raggiungere temperature di quasi mille gradi utilizzavano legna di erica, cisto, lentisco, fillirea, corbezzolo, leccio, ulivo e fascine di legna di vario tipo presenti nei boschi alle falde del Faito.
Esempio di Calcara

Una volta acceso il forno lo si lasciava riscaldare per giorni, al fine di alzare la temperatura. Una volta raggiunti 800 °C - 1000 °C, la roccia calcarea (CARBONATO DI CALCIO) perdendo anidride carbonica, si trasforma in calce viva (OSSIDO DI CALCIO). La calce viva verrà poi trattata con acqua, che la renderà calce spenta (IDROSSIDO DI CALCIO), ed idratata fino al raggiungimento di una massa pastosa chiamata "grassello". Gli usi della Calce erano molteplici:
Veniva utilizzata nel settore delle costruzioni, come legante per le murature; intonaco, l’imbiancatura dei locali (date le sue caratteristiche disinfettanti), e in agricoltura.
Era consuetudine conservare tale materiale in una fossa scavata nel terreno in prossimità della propria abitazione.

Calcara antica
La Calcara o Forno da Calce aveva una struttura e un’architettura tronco/conica. I forni più grandi presentano un diametro di 5 m alla base maggiore, per poi restringersi a 4 m nella base minore, per un’altezza di m.6-7, documentano notevoli capacità architettoniche molto sviluppate già in età arcaica.
Nelle immagini seguenti possiamo osservare una delle Calcare in località Pozzano, nei pressi dell'alveo Scurrurillo.

Immagine dell'accesso alla Bocca di Fuoco e Scarico
Questa Apertura, doveva essere la “bocca di Fuoco e di Scarico” mentre la volta più ampia serviva da riparo al Calcinatore, dovendo sorvegliare il fuoco per tutta la durata del processo (7-8 giorni). Le nicchie nei lati probabilmente servivano da appoggio per candele e torce. Singolare il doppio arco gotico che potrebbe far risalire la struttura al XIII secolo.
Al suo interno la copertura è completamente crollata lasciando spazio alla vegetazione, evidenziando la struttura tronco conica rovescia, rimasta intatta. Alle spalle troviamo il terrapieno, che dava l’accesso alla bocca di carico della fornace.
Una struttura che possente, nonostante i secoli, continua ad ergersi maestosa. Raccontandoci tutto il suo passato, la cultura e la tradizione di un antico mestiere, quello del calcinatore, che trasformato nel tempo, continua inesorabilmente a donarci un materiale essenziale e puro come la Calce.
Ing. Stefano Santaniello
La produzione della calce è stata per secoli un vanto della città di Castellammare di Stabia. Dal mondo romano fino alla dismissione delle attività da qualche decennio. Ma le tracce lasciate dall'opera dell'uomo sono ancora evidenti, sui boschi di Quisisana, presso gli stabilimenti balneari di Pozzano e sul borgo di Pozzano. strutture con architetture differenti che testimoniano l'antica tradizione della produzione di calce.
Geom. Massimo santaniello