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Il Mito di Arianna

I TESORI ARCHEOLOGICI DI CASTELLAMMARE DI STABIA


Affresco da Villa Arianna - Stabiae


È per antonomasia il dipinto più celebre, insieme alla Flora, della pittura antica di Stabiae. L’affresco, che dà il nome al complesso di Villa Arinna, è una megalografia che occupa la parete centrale di un imponente triclinio estivo che chiude la serie di ambienti, con affaccio vista mare, sul lato settentrionale di Villa Arianna. In esso è riportata il momento in cui Dioniso, in viaggio sull’isola di Nasso accompagnato da un amorino con tirso (in alto a destra rispetto alla figura del dio), incontra la dormiente Arianna abbandonata sull’isola da Teseo, nel viaggio che da Cnosso avrebbe portato l’uccisore del minotauro ad Atene. Arianna, il cui aiuto era stato fondamentale per la liberazione di Teseo dal labirinto progettato dall’architetto Icaro, è colta nell’istante in cui, sostenuta dalla personificazione del Somnium (la figura alata alle spalle della donna), sta per essere svegliata dal dio. Una scena interessante non solo perché in essa viene rappresentato il risveglio di Arianna – e dunque il suo ritorno alla vita dopo il buio del dolore e della morte – ma anche il momento dell’innamoramento di Dioniso che sposerà poi la donna con nozze sontuose. Una piccola curiosità: sembrerebbe che il modus dicendi «essere piantata in asso», a testimoniare una condizione di abbandono imprevisto, derivi proprio da questo episodio mitico nel quale Arianna, innamorata follemente di Teseo, viene lasciata senza alcun tipo di aiuto su un’isola solitaria. La megalografia con l’incontro Dioniso-Arianna si inserisce in maniera coerente nel progetto figurativo del triclinio estivo di Villa Arianna legato alla convivialità e al mondo del teatro. Un richiamo, quello alle attività teatrali, esplicito nelle balaustre in quarto stile con una serie di maschere appoggiate sui corrimano. Non solo il teatro però: come gli attori si trasformano sulla scena, mutando il loro aspetto per impersonare i personaggi di drammi e commedie, così il vino trasforma l’animo umano portandolo in un’altra dimensione. Entrambi i mondi – quelli del vino e del teatro richiamati da queste pitture – trovano un loro anello di congiunzione in Dioniso, nume tutelare della trasformazione e del mutamento. Dio dell’ebbrezza e protettore delle attività teatrali, allo stesso tempo. Le pareti laterali alla megalografia presentano poi due soggetti: a sinistra dell’affresco di Arianna, una scena di banchetto della quale resta solo un frammento di Ganimede, il fedele coppiere degli dei di cui si invaghisce Zeus; a destra, invece, scene ispirate al dramma di Fedra, messo in scena molte volte nel teatro antico, e alla pazzia del re di Tracia Licurgo.


Dott. Angelo Mascolo

2 Kommentare


massimo_santaniello
30. Apr. 2020

Una delle iconografie simbolo della pittura stabiana

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angelmascolo
30. Apr. 2020

Una testimonianza stupenda dell'archeologia di Stabiae.

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